Qui abbiamo raccolto le testimonianze e i racconti delle persone che hanno adottato degli animali dal rifugio, persone meravigliose che ci permettono di poter accogliere altri nuovi amici.
GIADA ( TRENTO)
Yuki è il mio primo coniglio, se coniglio
si può definire. Con lui da subito ho avuto un rapporto speciale e in sintonia,
ancora prima di incontrarlo sapevo che era speciale e che era stato lui a
scegliere me! Per me è un fratello, un amico, un Maestro. Con i suoi occhioni
rosati e profondi sembra scrutarti nel profondo, lasciando intravedere nei suoi
quella saggezza che solo gli animali sanno avere. Fin dal primo giorno Yuki si
è comportato come se avesse da sempre vissuto con me: non ha mai avuto timore degli
altri animali a casa ( tre cani ed un gatto), né degli estranei, nemmeno i
rumori improvvisi riescono a spaventarlo completamente. " Ma i conigli non
erano spaventati da tutto e tutti?", pensavo.
Dentro il suo manto soffice e bianco c'è una sfumatura di
caratteri che giorno dopo giorno ho iniziato a scoprire. Dietro quell'aria da
coniglio pigro e disinteressato, si nasconde un carattere estremamente curioso,
pronto a scattare non appena sente aprire il cassetto dove tengo i suoi
"cioccolatini-premio" preferiti: i pellet di fieno. Basta soltanto
aprire quel cassetto ed eccolo partire in quarta zigzagando per la casa e
mettersi in punta di zampe per cercare di rubare il sacchetto con i denti.
È molto intelligente e sensibile agli stati d'animo delle persone
in casa: capisce perfettamente cosa può e non può fare. Non ha mai fatto danni
in casa: soltanto una volta l'ha fatto quando in casa si avvertiva aria di
tensione e nervosismo. Oltre ad essere coccolone e tranquillo, in alcune
situazioni ha mostrato un caratterino testardo e determinato ad ottenere ciò
che vuole. Odia mangiare il fieno senza sentirselo sotto le zampe, ne è
testimone la povera mangiatoia che i primi periodi veniva buttata qua e là per
la stanza... Quando sente il profumo dei mandarini salta subito sul divano e fa
di tutto per rubartene un pezzetto, se non ci riesce allora passa al piano B:
strapazzare con i denti le maniche della mia maglia...
Il suo primo giorno di libertà dal suo recinto provvisorio è
uno dei ricordi più carini: è stato buffo vederlo camminare come una goffa
papera, muovendo le zampone posteriori una alla volta; in breve tempo ha capito
come usarle correttamente (specialmente per salire sul divano!!!), ha impiegato
molto tempo, invece, a capire la funzione della lettiera e ora si può
considerare abbastanza bravo. È un perfetto compagno di dormite e di coccole,
adora sonnecchiare sopra tutto ciò che trova morbido, poco gli importa se lo
deve condividere con i cani o con il gatto, l'importante è che sia comodo e
caldo.
Qualcuno lo vede come un semplice esperimento, qualcun'altro
soltanto come cibo prelibato, altri ancora lo vedono come un semplice animale
silenzioso e svogliato... Ma per chi sa guardare oltre le apparenze, aldilà
delle orecchie e zampone sproporzionate, saprà trovare anche un grande cuore
pieno di speranza e amore, quell'amore che proprio Yuki generosamente mi dona
ogni giorno
ROBERTA (UDINE)
FEDERICA E PAOLO (ROMA)
Come
cominciare. Come descrivere la nostra esperienza, la prima, nonostante
una vita tra e per gli animali, con non uno ma cinque rattoni? No, non
voglio parlare di noi, delle nostre emozioni. Chi vive con gli animali,
percepisce ogni giorno sensazioni delicate e profonde, non ha bisogno di
descrizioni da dizionario né di lezioni né di edulcorate
semplificazioni romanzate.
In questo momento sto scrivendo al pc e
ho tra i tasti una codona penzolante; poco accanto al mouse sento un
crocchiare di noccioline americane (qualcuno lascerà i gusci delle
arachidi in giro sulla scrivania. Qualcun altro si azzufferà da qui a
breve). Sulla spalla sinistra ho un dormiglione baffuto quasi assopito.
Ho dovuto distrarli con le noci, altrimenti avrebbero sgambettato sulla
testiera coprendo il testo di virgole, punti e consonanti insensate.
Ogni tanto li guardo con la coda dell’occhio; cercano di rubare una mela
sul tavolo, una mela più grande di loro, trascinandola giù sulla sedia,
senza esito. La morderanno direttamente lì, fino a lasciare solo il
torsolo. Con l’ananas non ci provano neanche! Con le castagne hanno
fatto una strage di gusci questo Natale. Di mandorle non ne parliamo!
Loro,
i topastri (non credo gli piacerebbe essere definiti così), si chiamano
Dean (si legge Din), Don, Dan, Tatou e Giuseppe. Cinque
delinquentissimi roditori. Scalmanati, indisciplinati, divertenti e, a
me piace pensarlo, sorridenti.
Giuseppe è il papà, il padre
putativo probabilmente, il saggio, lo scaltro. Il grigio, il vecchione,
ha circa un anno. Che poi non è più grigio perché a seguito di una breve
muta del pelo ha un che di biondo platino. Da pantegana a Barbie. Bah!
Giuseppe, Peppone, assaggia per primo i cibi nuovi, li passa ai figli
saggiatane la bontà o li tiene per se stesso, se troppo buoni,
ingrossando le sue dispense segrete dietro il divano o sotto i libri
(dispense poco segrete in verità. Vengono sempre scoperte dai figli!).
E’ il primo a uscire dalla gabbia la mattina e la sera. E’ goffo perché
ciccione, ha le orecchie a sventola e gli occhi enormi a palla, neri, un
po’ ravvicinati. E’ intelligentissimo.
I figli maggiori (di stazza)
sono Don e Dean. Dean è cieco, color bianco latte. Forte, ha una massa
muscolare da bodybuilder. Barcolla spesso, il nostro caro. Cammina
tentoni, crediamo veda solo ombre. E’ prudente e tenero. Esce per ultimo
e rientra per primo in gabbia. Dorme a ciambellina. Ha un orecchio
mangiucchiato (sinonimo di zuffe?)
Don è un bullo. Ha una striscia
grigia sul dorso. Sembra uno scoiattolo. Schiaffeggia per un nonnulla i
fratelli (ma non il padre). E’ vorace (è un’idrovora, ha cercato di
mangiare pure una spugna, ha aperto un barattolo di vetro, spinto giù
dalla mensola un pacco di crostatine, poi chiaramente pappate),
costruisce case di design; raccoglie carta, tessuti, noci e realizza
abitazioni di qualsivoglia fattezza. A piramide, rotonde, mono o
bilocali. Sta ore a progettare.
Dan è sensibile, bianco come Dean ma
col musetto grigio. E’ tenero. Morbido. Vorrebbe stare sempre in
braccio. Sbaciucchia i nostri cani, noi, i fratelli. Ci segue ovunque.
E
poi c’è Tatou, il nanetto. Il gemello di Don ma in miniatura. E’ uno
scricciolo, non cresce tanto. E’ leggerissimo, dolce e monello. E’ una
scheggia, salta e gioca sempre. Ruba cioccolatini, spaghetti crudi (e
cotti), si è infilato in un tubo di carta di Scottex senza riuscire a
uscirne (ce ne siamo accorti perché notavamo un tubo indemoniato
rotolare per la casa). Gli piace stare sulla testa mentre mangiamo.
Tatou è la mascotte di casa. E’ indemoniato ma così piccolo da suscitare
tenerezza in chiunque.
Corrono per casa (abbiamo coniato il
termine Giuseppiadi per descrivere le loro competizioni di 50 cm di
scatto o del circuito cucina), si arrampicano sui tubi dell’acqua calda
scendendo poi a mo’ di vigili del fuoco sul tubo (o ineleganti ballerine
di lapdance, se preferite), inseguono uno dei nostri cagnoloni (il
lupetto) per le stanze, cercano di conquistare la vetta della sua testa o
coda ogni sera. Mangiano incessantemente, entrano nel frigo, abbiamo
trovato Tatou nel frullatore, saltano da terra alla piastra di cottura
con zompi elastici come fossero di gomma. Fanno salti in lungo tra il
tetto della loro gabbia al tavolo da pranzo (Giuseppe fallisce sempre, a
metà volo casca a piombo sul pavimento).
Poi, si stancano, come cuccioli, e si addormentano sulle nostre gambe. Per svegliarsi dopo un’oretta e ricominciare.
Dean,
Don, Dan, Tatou e Giuseppe sono non mangiatori di altri animali, come
me, Paolo e tutti i componenti della nostra famiglia allargata (si dice
vegan ma non mi piace questo termine). Si cibano di frutta (amano il
melone, gliene tagliamo fettine tipo fetta di anguria in miniatura), la
verdura a foglia verde, i cereali da colazione, adorano le nocciole, le
patatine fritte (cerchiamo di dargliene poche), le crostate e i
panettoni. Il radicchio, i pomodorini, i peperoni. Le patate al forno o
bollite o in qualunque altra maniera. A volte ci tirano dietro i cibi
che non amano (le zucchine e, qualche volta i fagiolini)! Oppure ci
guardano esterrefatti su due zampe tipo ma che ci dai? Sei impazzita?
Tira fuori le patatine! E poi, amano scricchiolare la pasta cruda, i
ceci, il miglio.
Adoro le loro manine. Stringono il cibo come
noi, tra le dita; si siedono e sgranocchiano. Fanno il bagnetto nella
ciotolona dei cani, usano la lettiera! Sono intelligenti, pazienti e
osservatori. Sono affettuosi. Simili ma diversi a cani e gatti di casa.
Vogliono stare vicino a noi ma sono anche indipendenti. Desiderano il
contatto fisico e studiano i nostri movimenti, le nostre abitudini.
L’uno diverso dall’altro.
I ratti non piacciono. I nostri
colleghi, i nostri amici, ci ascoltavano inorriditi all’inizio. Topi in
casa? Oggi, ci chiedono foto e video dei cinque. Ci chiedono di venirci a
trovare con i loro figli per conoscere Giuseppe il grigio. E’ una
questione di approccio culturale (che parolone!), come per tante altre
faccende. Di preconcetto. Ci si convince che i ratti siano sporchi ma in
pochi hanno avuto il piacere di osservare un bagnetto-tipo di un
topone. Si lavano con attenzione, si lisciano il pelo, si aiutano a
vicenda a pulirsi. Sporchi, pensano i più! Che sciocchezze. Ma occorre
mostrare, insegnare per sradicare una banale concezione.
Dean,
Don, Dan Tatou e Giuseppe sono questo e tanto altro. Sono la pienezza
dei nostri giorni, le risate più fragorose della serata. Sono buffi,
irriverenti e gentili. Sono un dono. Un regalo del quale siamo grati di
cuore a Gianluca e a chi, con lui, dedica tempo, energie e spende
sacrificio per garantire una degna e giusta esistenza agli Ultimi.
Buona vita,
Federica
BEATRICE (PISA)
Ciao,
finalmente mi decido a mamdarti l'aggiornamento sulle
nostre tre rattine adottate a gennaio.
Le abbiamo chiamate Scamorza, Provola e Cincar - sono tutti
nomi poco vegani (Cincar è un formaggio croato), ma il mio ragazzo che in
italiano sa solo i nomi dei cibi non ha saputo resistere!
Le abbiamo sistemate in una gabbia bella grossa, che
all'inizio avevamo anche munito di rete in fil di ferro - precauzione non
necessaria, dato che la distanza fra le sbarre non consente il passaggio se non
ad animali molto molto piccoli.
Già dai primi giorni le ratte hanno preso confidenza con
l'ambiente. Amano ri-arredare in continuazione la loro casa, dove mettiamo
sempre qualche scatola di cartone; si fanno il nido sul ripiano più alto
prendendo la paglia che riveste il pavimento, mentre usano la "zona
pellet" prevalentemente per i bisogni. A dire il vero nel nido va a finire
un po' di tutto: brandelli del telo col quale ricopriamo un angolo della
gabbia, scorte di cibo, la carta che dovrebbe rivestire il fondo lettiera...
Qualche giorno fa abbiamo comprato una casetta in legno e l'hanno gradita
molto, sia come nascondiglio che da sgranocchiare.
Stiamo pian piano imparando i loro gusti: amano gli spinaci
e non disdegnano il cavolo, per esempio, e vanno matte per il mio latte di soia
e lo yogurt. Il mio ragazzo ha cominciato a dar loro un po' di lenticchie
direttamente dal cucchiaino e loro sembrano gradire. Oltre al cibo fresco hanno
sempre una scorta di mix semi e cereali apposta per ratti, e anche in quel caso
stiamo notando una predilezione per certe marche. Adorano esplorare gli
oggetti (di solito in cartone) che mettiamo nella gabbia, specialmente se
nascondiamo sorpresine alimentari in qualche angolo...
Dormono sempre insieme, il che ci rassicura: ogni tanto
notiamo segni di lotta, finora mai preoccupanti (pelo arruffato o morsetti
senza perdite di sangue). Non si ostacolano l'un l'altra al momento dei pasti;
in ogni caso le monitoriamo per evitare di dover riparare troppo tardi a
eventuali episodi di aggressività. Se avete consigli in merito fateci sapere!
Non si fanno ancora maneggiare volentieri, ma non
desideriamo forzarle in tal senso. Puliamo la gabbia senza disturbarle e senza
essere disturbati. Quasi ogni sera apriamo lo sportello principale, il mio
ragazzo o io ci sediamo davanti e proviamo a interagire con loro, senza fare la
prima mossa. Da parecchio tempo si avvicinano a noi senza problemi,
arrampicandosi anche sulle nostre ginocchia, ma continuano a mordicchiare ed
evitare di farsi prendere, nonostante mostrino sempre meno resistenza alle
carezze e a contatti veloci. Ci piacerebbe poter guadagnare un po' più di
confidenza così da poterle far uscire dalla gabbia in futuro, sempre mettendo
in sicurezza la stanza.
In ogni caso, di solito l'ora in cui rientriamo a casa dal
lavoro coincide con l'ora del loro risveglio ed escono sempre dalla tana a
salutarci (ed elemosinare cibo!). Il mio ragazzo passerebbe ore a guardarle
giocare e rosicchiare.
Sono contenta, fra l'altro, che la loro presenza in casa
contribuisca ad abbattere i pregiudizi che i nostri ospiti, amici e parenti
hanno nei confronti dei ratti. Anche questo è un passo verso il riconoscimento
dei diritti della specie e degli animali considerati altrimenti solo "da
laboratorio".
Allego qualche foto, mi scuso per la scarsa risoluzione ma
le ho scattate col telefono!
Saluti
Beatrice
LETIZIA (VENEZIA)
Le
mie rattine sono vivaci, in salute, ma molto timide. Han paura appena
mi muovo e sobbalzano ad ogni suono improvviso. Ma vengono vicine ad
annusarmi e sono molto curiose.
Mi fanno festa quando torno dal
lavoro. Quando stavo aspettando che mi arrivasse la gabbia ho tenuto le
mie ratte in giro per la mia camera per una settimana. E garantisco che
anche di notte erano dolcissime, venivano a salutarmi sul cuscino e si
mettevano in fila per aspettare I biscottini.
Una una volta si è messa a giocare con I miei capelli.
Ed
un altra mi è stalita in braccio, ma quando ho provato a toccarla mi ha
afferrato un dito coi dentini, senza mordermi, solo per farmi capire
che non devo.
Secondo me, col tempo un pò alla volta diverranno affettuosissime.
In
20 giorni che le ho adottate han morso sul serio solo 2 volte: 1 stavo
cambiando la lettiera e per rimettere una nella gabbia ho cercato di
afferrarla, ma mi ha morso e si è rannicchiata spaventata; 2 stavo
porgendo a una un biscottino, ella ne ha sentito l'odore, ma invece che
afferrare il biscotto ha afferrato il mio dito e poiché non riusciva a
prenderlo mi ha morso.
Dunque nel primo caso si tratta di paura dovuta a shock del passato. Nel secondo caso è stato un errore.
Le
mie rattine stanno bene nella gabbiona grande. Però non so con che
material rivestire gli scaffali in legno, per evitare che marcisca e che
il legno si bagni. L'igene è davvero un problema. Avevo messo delle
magliette nella gabbia ma dopo due giorni puzzano di pipì e sono da
lavare. E anche lavate puzzano ancora.
Inoltre ho comprato una bella
cuccia imbottita, che in giornata è stata bucata e con fuoriuscita del
cotone interno. Non so proprio che materiali usare per creare un cuccio
morbido e caldo.
Uso il pellet per il fondo gabbia. Ma gli
scaffali della gabbia sono in legno. Le mie si portano il cibo umido
sugli scaffali e poi fan la pipì e viene fuori un misto disgustoso che
fa marcire il legno. Non so se devo rivestire gli scaffali in stoffa.
Per ora ho preso un tappetino di tessuto non tessuto per animali. Ma
viene strappato via in un attimo e non assorbe abbastanza. Ho visto sul
sito ziprar che vendono tappetini di canapa e penso di provare con
quelli.
JLENIA (ALESSANDRIA)
"Lui era Topazio, prima di arrivare da me era solo uno dei tanti
numeri
destinati a morire in nome della scienza. Il due gennaio 2011 è stata
la data che ci ha fatti incontrare...i topini che andavano in adozione
erano due quel giorno e io dovevo scegliere chi prendere senza sapere
minimamente come fare!
Decisi così di avvicinare le mani alle gabbiette e lui si avvicinò a
me..era
deciso chi sarebbe arrivato a casa!Le prime due settimane furono un po'
critiche tra morsi e fughe nella casetta ma, con costanza, Topazio salì
finalmente sulla mia mano incentivato da un filo di fieno.
Da quel
giorno il nostro rapportò diventò magico, Topazio stava sulla mia spalla
e nel cappuccio della felpa anche per ore, lavandosi e usandomi come
attrezzo per gli esercizi..stava libero per la stanza e, appena lo
chiamavo tornava per andare a dormire.
Topazio era intelligente,
pulito e bianchissimo,mi baciava il naso e prendeva semini di
girasole(il suo cibo preferito)dalla bocca per poi avvinghiarsi con la
sua codina vellutata attorno alle mie dita...con la sua simpatia riuscì a
farsi amare e a far capire a tanti di quelli che definivano i topi
"esseri schifosi" che erano pregiudizi insensati e assolutamente
ingiustificati.
Dopo poco meno di un anno e sette mesi Topazio se ne è andato,
soffrendo molto a causa di quello che è stata la sua prima vita:il
laboratorio.
Topazio è stato uno degli animali più straordinari, empatici e
affettuosi che io abbia mai avuto.
Oggi
quella splendida macchietta bianca non è più con me ma ha saputo
insegnare tanto. Adottare un animale di laboratorio è un'esperienza
unica, fa riflettere su come conduciamo le nostre vite e su quanto tutto
questo possa influire negativamente anche sulla vita di altri esseri
senzienti. Dare una seconda possibilità ad animaletti tanto indifesi
renderà giustizia a tutti quelli giustiziati inutilmente, dando una
speranza per il futuro.
Adottare uno di questi piccoli animali è un
gesto semplice, loro scopriranno un altro mondo, inizieranno finalmente a
vivere ripagandovi con tanto affetto ed in più aiuterete i-care a salvarne tanti altri!!"
EMANUELA (NOVARA)
Ciao a tutti.
Era
l'ottobre del 2012 quando sulla mia bacheca di Facebook, vedo un album
foto condiviso da una mia conoscente . Le foto ritraggono alcuni ratti
albini. Erano li belli, belli, gli occhietti rossi e il musetto bianco. A
molte persone i ratti fanno schifo, a me invece sono piaciuti proprio
tanto. Per cui mi sono informata. Salta fuori che quelle povere
bestioline erano state
riscattate da un laboratorio e che c'era tanto
bisogno di adottanti, per tutte le altre che si trovavano al rifugio.
Saputo questo, una casa non potevo proprio negargliela: “come si fa’ ad
adottarle?” ho chiesto. E da li è stato come aspettare un bimbo: i
preparativi ( la gabbietta, informarsi su cosa
mangiano di cosa hanno
bisogno..) e la cosa più lunga, l'attesa. Fino alla chiamata e al
viaggio a Milano. Erano tutte lì, tre grandi scatoloni trasparenti pieni
di musetti troppo teneri coi loro occhioni rossi e le codone rosa ( la
cosa all'inizio fa un po’ senso, però poi passa). Sono arrivate così le
mie tre topine, quella domenica di ottobre di ormai quasi un anno fa.
Ora ,
nonostante una delle topine ci abbia purtroppo lasciato per un
problema ai reni, viviamo tutti assieme: cane, topine e umana (Io) ;
proprio come una vera famiglia.
Sono animaletti molto indipendenti
come i gatti. Chiedono solo una bella gabbia grande, granaglie, acqua e
cose da rosicchiare ( rametti, scatole di cartone…) sempre a
disposizione. La sera, poi, gli metto un bel piattino di verdura e
frutta di stagione. Sul fondo della gabbia io metto la lettieraigienica e
la pulisco dagli escrementi ogni giorno, poi a fine mese la cambio
tutta e lavo anche il fondo della gabbia .
Insomma non chiedono tanto impegno e sono tenerissime. Dai, chi ne addotta ?
MYRIAM E MATTEO (PARMA)
https://www.youtube.com/watch?v=2A6CiOzF3aI
La nostra storia con il rifugio degli ultimi e i-care sezione Italia è
cominciata quando abbiamo pensato di adottare un ratto.
Lavoriamo nell'ambito dell'Etologia Relazionale e da circa sette anni abbiamo
scelto di vivere in montagna in un grande podere e dedicarci completamente
alla vita insieme agli animali (quasi tutti recuperati da situazioni
inadeguate) studiando e lavorando con loro.
Abbiamo così cercato su internet e intercettato Il facebook di Gianluca ed
Elisa. A quel punto....sono arrivate 5 rattine.
Pur avendo precedenti esperienze con i ratti ci aspettavamo un lunghissimo
periodo in cui avremmo dovuto affrontare le paure e la diffidenza delle
"piccole". Dal nostro punto di vista il giusto
atteggiamento quando si adotta un animale che proviene da situazioni difficili
o particolari è non avere aspettative e tenere in primo piano l'obiettivo di
offrire una vita serena a questi animali meno fortunati che, nel loro bagaglio
hanno accumulato esperienze pessime con i rappresentanti della nostra specie.
Una grande gabbia piena di arricchimenti ambientali, un gruppo di
conspecifici e tanta tranquillità sarebbero già sufficienti a dare senso al
gesto di adozione...
A questo punto e' arrivata la sorpresa: dopo una decina di giorni di
adattamento le rattine hanno cominciato a fidarsi di noi. Dopo ore di
osservazione in cui stavamo seduti per terra a guardarle, oppure mentre
provavamo ad individuare ed offrire il loro cibo preferito, c'e' stata la
svolta: hanno inziato ad abituarsi ed incuriosirsi a noi e così abbiamo
cominciato ad assistere ai loro giochi.
Hanno cominciato a coinvolgerci nelle loro attività ed accettare nella gabbia
le nostre mani. Abbiamo scoperto guardandole, ed informandoci su studi
specifici, che sono ipovedenti e particolarmente sensibili a livello retinico
per via della mancanza di pigmentazione (è quindi sempre
sconsigliabile esporle
a luci forti o flash poiché la retina può ulteriormente degenerare).
Abbiamo osservato che nascondono il contenuto della ciotola del cibo, e le
scorte accumulate dalle nostre offerte, con i ritagli della carta di giornale
a strisce che lasciamo all'interno delle loro 'tane'.
Abbiamo cominciato a riconoscerle per le caratteristiche individuali del loro
carattere e abbiamo cominciato...ad amarle.
Un'esperienza magnifica. Qualche giorno dopo abbiamo adottato anche
due caviotti maschi: Nero & Wolf, assolutamente dolcissimi.
Grazie a Gian ed Elisa che si dedicano al rifugio regalandoci l'occasione di
sperimentare la convivenza con questi splendidi animali.
ELISA (VENTIMIGLIA)
Il
mio topo! Signor Wilson l ho adottato da un centro di Parma che si
occupa di salvare gli animali da laboratorio!! Per fortuna che ci sono
associazioni che pensano anche a loro.. Gianluca è stato gentilissimo e
mi ha spiegato per filo e per segno cosa volesse dire adottare un topo..
Lui era uno di questi topi usati come cavie..
Ora è felice e spensierato nella sua gabbietta!!! Pensa solo a mangiare, dormire e giocare
Anche se piccolo e silenzioso mi ha cambiato la vita..
Non
ho mai avuto topi, o criceti come animali domestici perché mia mamma ne
ha sempre avuto il terrore, ma con Signor Wilson è diverso, lui viene a
cercarmi ogni volta che mi sente entrare in casa!
Mi tira fuori
dalla gabbietta la sua zampetta perché aspetta che io gli dia qualche
prelibatezza!! Vuole sempre le coccole, si diverte a giocare e o dormire
con i miei cagnolini! Lui non è un topo! Lui è un super topo! Lui è
Signor Wilson.. Grazie Wilson di essere entrato a far parte della mia
famiglia e della mia vita! Ti voglio bene piccolo ️
CAMILLA (GENOVA)
Ciao
gian come promesso ti mando il mio report sulle ragazze dopo quasi 3
mesi di convivenza.... allora sono molto belle e curiose, mi sembra che
si siano ambientate bene nella loro gabbiona e vanno d'accordo con la
mia cagnolina (nel senso che si ignorano cordialmente). Ora non scappano
più quando mi sentono arrivare, anzi escono tutte eccitate perchè mi
hanno preso per un distributore di cibo!! L'unico problemino è che
restano tutte e 3 abbastanza mordaci, per pulire il gabbione devo usare
degli accorgimenti e in generale quando metto le mani dentro devo stare
attenta perchè loro sono molto curiose e non hanno più paura di me,
quindi mi saltano sulle braccia e cercano di arrampicarsi, ma sempre per
mordermi (mai a sangue per ora)! Per me non è un problema perchè con
gli animali ho la pazienza di giobbe e poi sono riuscita a raggiungere
un armistizio con loro (sono molto intelligenti e 2 su 3 hanno capito
che mentre faccio le pulizie nel gabbione non voglio essere disturbata
:D ). Mi dispiace però perchè in questo modo non possono mai uscire
dalla gabbia neanche per una corsetta nel bagno che sarebbe a prova di
pericoli, non saprei più come prenderle!
E' successo anche ad altri o
solo a me? Io nel dubbio continuo a non forzarle salvo qualche
carezzina rubata mentre mangiano, che sopportano con aria di sufficienza
:D
Grazie!